giovanni_Falcone

23 maggio – Anniversario della strage di Capaci

Percorsi di Legalità – Il 23 maggio il ricordo della strage di Capaci – L'uccisione di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e della loro scorta

Obiettivi

Gli obiettivi afferiscono alle iniziative realizzate nell'IPS "A. Filosi" nell'ambito dell'Educazione alla Legalità.

Acquisire la coscienza dell'importanza del rispetto delle regole, delle norme e dei principi comportamentali nella comunità sociale e locale - Apprendere i valori che stanno alla base della convivenza civile, nella consapevolezza di essere titolari di diritti e di doveri e nel rispetto degli altri e della loro dignità - Creare cittadini responsabili e consapevoli del fatto che ogni azione potrebbe avere ripercussioni nella vita di altri - Educare alla solidarietà e alla tolleranza, al rispetto di sé e degli altri - Esaminare criticamente la realtà: prendere coscienza del valore di sé stessi e degli altri, del valore della persona e dell'importanza della solidarietà e della comprensione delle ragioni degli altri - Far apprendere la consapevolezza che il termine "Legalità" non significa solo stretta osservanza e rispetto delle norme giuridiche, ma anche di quelle comportamentali, che, pur non scritte, contribuiscono a renderci cittadini corretti e rispettosi verso la comunità - Informare ragazze e ragazzi dei diversi compiti istituzionali delle Forze dell’Ordine, presenti sul territorio, rappresentative di un significativo supporto per i cittadini e per la collettività, per garantirne il senso di sicurezza e di difesa personale - Imparare a valutare con senso critico i vari punti di vista dell'altro, evitando la violenza (fisica e psicologica) come forma di soluzione per prevalere sull'altro - Illustrare i rischi e i pericoli riguardanti la rete informatica, favorendone un uso corretto ed adeguato - Potenziare le capacità di collaborare, comunicare, dialogare - Promuovere una cultura sociale che si fondi sui valori della giustizia, della democrazia e della tolleranza - Riconoscere che ognuno è portatore di diritti di cui è fruitore, ma allo stesso tempo è tenuto ad adempiere ai propri doveri - Saper interpretare situazioni di disagio che potrebbero attivare ed innescare atteggiamenti di bullismo e di prevaricazione - Sviluppare il senso di appartenenza alla comunità e al territorio

Contenuti

Selezione materiali e scheda didattica a cura di:

prof. Vittoria NICOLO’

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AVVISO – Utilizzando il motore di ricerca interno al portale-sito storico istituzionale, si troveranno numerose pagine ed articoli dedicati negli anni a Giovanni Falcone, a Paolo Borsellino, agli Eroi e Martiri della lotta alla mafia. Tuttavia, moltissimi dei link di collegamento a video esterni (soprattutto patrimonio dei vari canali della RAI) non sono più funzionanti, poiché la RAI ha sottoposto le proprie pagine web a sostanziali modifiche nell’architettura e nella predisposizione dei contenuti e dei canali. I link in questa pagina sono nuovi e sono stati tutti sottoposti a verifica, i collegamenti sono funzionanti.

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Giovanni Falcone

Giovanni Falcone

Palermo-Capaci - crediti files24.rainews.it

La mafia sbanda, / la mafia scolora / la mafia scommette, / la mafia giura / che l’esistenza non esiste, / che la cultura non c’è, / che l’uomo non è amico dell’uomo. / La mafia è il cavallo nero / dell’apocalisse che porta in sella / un relitto mortale, / la mafia accusa i suoi morti. / La mafia li commemora / con ciclopici funerali:/ così è stato per te, Giovanni,/ trasportato a braccia da quelli / che ti avevano ucciso. (Alda Merini, Per Giovanni Falcone)

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Nel corso degli anni, per l’anniversario della strage di Capaci, Rai Documentari in coproduzione con Indigo Stories ha realizzato un ritratto inedito e privato del giudice palermitano, che prende corpo e si compone attraverso le parole di chi ha vissuto ed è cresciuto con lui. Un racconto senza mediazioni, emozionante, cinematografico, ricco di immagini inedite.

Chiedi chi era Giovanni Falcone (link esterno a questo portale – 92 minuti – collegamento a RaiPlay)

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Anche RaiNews, in occasione dell’anniversario dei trenta anni dalla strage di Capaci, ha realizzato uno speciale “Da Capaci a via D’Amelio: i 57 giorni che cambiarono la storia d’Italia – 30 anni dagli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino“.

Da Capaci a via D’Amelio: i 57 giorni che cambiarono la storia d’Italia – 30 anni dagli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (link esterno a questo portale)

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Nel 2001 il regista Claudio Bonivento firma L’attentatuni – Il grande attentato, girato a Palermo, realizzato per la televisione e trasmesso in prima visione da Rai2 il 18 e 19 aprile 2001. La trama del film è tratta dal romanzo-inchiesta dei giornalisti Giovanni Bianconi e Gaetano Savatteri L’attentatuni. Storia di sbirri e di mafiosi, riadattata per il grande schermo da James Carrington e Andrea Purgatori. Il film racconta dell’operato di sei agenti della DIA che all’indomani dell’attentato di Capaci vengono selezionati per infiltrarsi nel mondo della mafia e cercare di scoprire e catturare i mandanti e gli esecutori della strage. Nel frattempo però, qualche mese più tardi, a luglio, anche Paolo Borsellino viene barbaramente ucciso.

L’attentatuni – Il grande attentato – 1^ parte (link esterno a questo portale, collegamento a RaiPlay – 1 h 40 minuti)

L’attentatuni – Il grande attentato – 2^ parte (link esterno a questo portale, collegamento a RaiPlay – 1 h 35 minuti)

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Il tempo e la storia. Giovanni Falcone: una vita contro la mafia (link esterno a questo portale, collegamento a RaiPlay)

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Clicca sulle immagini e collégati ai link di approfondimento

Palermo-Capaci

La Strage di Capaci23 maggio 1992: a Palermo Cosa Nostra uccide Giovanni Falcone, sua moglie e tre uomini della scorta (link esterno, a RaiCultura)

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il luogo dell'attentato

23 maggio ’92: la strage di Capaci – Come da consuetudine, Giovanni Falcone parte da Roma per tornare a casa. Alle 16.45 è all’aeroporto di Ciampino, il volo atterra a Punta Raisi cinquantatré minuti dopo. Allo scalo ci sono tre autovetture ad attenderlo: tre Fiat Croma, una marrone, una bianca e una azzurra, del gruppo di scorta della Polizia di Stato. L’esplosione di 400 kg di tritolo, collocato in fustini ad opera di “Cosa nostra”, nei pressi dello svincolo di Capaci, a pochi chilometri da Palermo, provoca la morte del magistrato, di sua moglie Francesca Morvillo e di tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. La detonazione provoca un’esplosione immane e una voragine enorme sulla strada… (link esterno a questo portale, collegamento a RaiTeche)

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automobile Giovanni Falcone

Le drammatiche immagini della strage di Capaci – TG1 Edizione straordinaria 23/05/1992Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta viaggiano sull’autostrada A29 quando un ordigno esplode in prossimità dell’uscita di Capaci, nel territorio comunale di Isola delle Femmine. Una strage, è il 23 maggio del 1992 (link esterno a questo portale, collegamento a RaiPlay)

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prima pagina di la Repubblica

L’attentato a Giovanni Falcone – Un racconto attraverso le immagini (link esterno a RaiCultura)

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I WebDoc di RaiCultura – LA GIORNATA DELLA LEGALITÀ (link esterno a questo portale)

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Fondazione Falcone (link esterno a questo portale)

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«Giovanni Falcone lavorava con perfetta coscienza che la forza del male, la Mafia, lo avrebbe un giorno ucciso. Francesca Morvillo stava accanto al suo uomo con perfetta coscienza che avrebbe condiviso la sua morte. Gli uomini della scorta proteggevano Falcone con perfetta coscienza che sarebbero stati partecipi della sua sorte. Non poteva ignorare, e non ignorava, Giovanni Falcone l’estremo pericolo che egli correva, perché troppe vite di suoi compagni di lavoro e di suoi amici sono state stroncate sullo stesso percorso che egli si imponeva. Perché non è fuggito; perché ha accettato questa tremenda situazione; perché non si è turbato; perché è stato sempre pronto a rispondere a chiunque della speranza che era in lui? PER AMORE! La sua vita è stata un atto d’amore verso questa sua città, verso questa terra che lo ha generato. Perché se l’amore è soprattutto ed essenzialmente dare, per lui, e per coloro che gli sono stati accanto in questa meravigliosa avventura, amore verso Palermo, ha avuto ed ha il significato di dare a questa terra qualcosa, tutto ciò che era ed è possibile dare delle nostre forze morali, intellettuali e professionali per rendere migliore questa città e la patria a cui essa appartiene. Lavorare a Palermo, da magistrato, e con questo intento, fu sempre, fin dall’inizio, nei propositi di Giovanni Falcone anche durante le sue peregrinazioni professionali nell’est e nell’ovest della Sicilia. Qui era lo scopo della sua vita e qui si preparava ad arrivare per riuscire a cambiare qualcosa. Qui ci preparavamo ad arrivare e ci arrivammo dopo un lungo esilio provinciale proprio quando la forza mafiosa, a lungo trascurata e sottovalutata, esplodeva nella sua più terrificante potenza: morti ogni giorno, Basile, Costa, Chinnici, Dalla Chiesa e tanti altri. E qui Falcone cominciò a lavorare in modo nuovo. E non solo nelle tecniche d’indagine. Ma perché consapevole che il lavoro dei magistrati e degli inquirenti doveva entrare nella stessa lunghezza d’onda del sentire di ognuno, di ogni cittadino. La lotta alla mafia (il primo problema morale da risolvere nella nostra terra, bellissima e disgraziata) non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, che coinvolgesse tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte, proprio perché meno appesantite dai condizionamenti e dai ragionamenti utilitaristici che fanno accettare la convivenza col male, le più adatte cioè, queste giovani generazioni, a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità. Ricordo la felicità di Falcone, e ti tutti quelli che lo affiancavamo, quando, in un breve periodo di entusiasmo conseguente ai dirompenti successi originati dalle dichiarazioni di Buscetta, egli mi disse: “La gente fa il tifo per noi”. E con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l’appoggio morale della popolazione dà al lavoro del giudice (questa affermazione l’ha fatta anche il giudice Di Pietro a Milano), significava di più, significava soprattutto che il nostro lavoro, il suo lavoro, stava anche smuovendo le coscienze, rompendo i sentimenti di accettazione della convivenza con la mafia, che costituiscono la vera forza della mafia. Questa stagione del “tifo per noi” sembrò durare poco perché ben presto sopravvenne quasi il fastidio, l’insofferenza al prezzo che la lotta alla mafia, doveva essere pagato dalla cittadinanza. Insofferenza alle scorte, insofferenza alle sirene, insofferenza alle indagini, insofferenza che finì per legittimare un garantismo di ritorno, che ha finito per legittimare a sua volta provvedimenti legislativi che hanno estremamente ostacolato la lotta alla mafia: il nuovo codice di procedura penale. Adesso hanno fornito un alibi, dolosamente spesso, colposamente ancor più spesso, di lotta alla mafia non ha voluto o non ha più voluto occuparsene. In questa situazione Falcone andò via da Palermo. Non fuggì, ma cercò di ricreare altrove, le ottimale condizioni del suo lavoro. Venne accusato di essersi troppo avvicinato al potere politico. Non è vero! Pochi di mesi di dipendenza al ministero non possono far dimenticare il suo lavoro di 10 anni. Lavorò incessantemente per rientrare in magistratura. In condizioni ottimali. Per fare il magistrato, indipendente come sempre lo era stato. Morì, è morto insieme a sua moglie e agli agenti della scorta e allora tutti si accorgono quali dimensioni ha questa perdita. Anche coloro che per averlo denigrato, ostacolato e talora odiato, hanno perso il diritto di parlare! Nessuno tuttavia, ha perso il diritto, anzi il dovere sacrosanto, di continuare questa lotta. La morte di Falcone e la reazione popolare che ne è seguita dimostrano che le coscienze si sono svegliate e possono svegliarsi ancora. Molti cittadini, ed è la prima volta che avviene, collaborano con la giustizia. Il potere politico trova il coraggio di ammettere i suoi sbagli e cerca di correggerli, almeno in parte, almeno con la modifica di alcune norme paralizzanti del codice di procedura penale. Occorre evitare che si ritorni di nuovo indietro: occorre dare un senso a questa morte di Falcone, a questa morte di sua moglie, a questa morte degli uomini della sua scorta. Sono morti tutti per noi, e abbiamo un grosso debito verso di loro e questo debito dobbiamo pagarlo, gioiosamente, continuando la loro opera: facendo il nostro dovere, rispettando le leggi, anche quelle che ci impongono sacrifici. Rifiutando di trarre dal sistema mafioso anche i benefici che possiamo trarne (anche gli aiuti, le raccomandazioni, i posti di lavoro), collaborando con la giustizia, testimoniando i valori in cui crediamo, anche nelle aule di giustizia, accettando in pieno queste gravose e bellissime verità: dimostrando a noi stessi e al mondo che Falcone È VIVO!» (Paolo Borsellino, discorso alla Veglia per Falcone, Palermo 20 giugno 1992)

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Lorenzo Jovanotti Cherubini, Cuore

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23 maggio 1992 – Giovanni Falcone, 30 anni dopo (raccolta di link e spunti per la riflessione – link esterno al portale)

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Giovanni Falcone (board su Pinterest – link esterno al portale)

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